domenica 22 agosto 2010

Le aziende ed il mito del danaro.

Sono tanti anni che ho la ferma convinzione che ci sia qualcosa di sbagliato a questo mondo, ed ogni volta che guardo con attenzione a quello che succede nel mondo delle grandi aziende, la massima espressione della corporatività umana, la mia sensazione ne esce corroborata ed amplificata.

Mentre la gente si strappava i capelli a causa di una crisi mondiale provocata dall’ingordigia delle società finanziarie ma pagata dalla gente comune, successe quello che tutti si immaginavano: le borse crollavano, le aziende licenziavano, la gente che aveva perso il lavoro non lo ritrova.
Il 2009 è stato un anno record per molte cose, per le aziende di Fortune 500 (le 500 aziende più grosse al mondo): perdita di valore per quelle quotate, licenziamenti, perdita di fatturato, aumento dei profitti.

Eh?
“aumento dei profitti?”

Il 2009 ha visto molte aziende (molte di più che nel 2008, anno storicamente ottimo per l’economia) aumentare in modo drastico i profitti.
Visto che in media i fatturati sono scesi, questo è avvenuto unicamente tagliando i costi, che in alcuni casi è una cosa virtuosa (ad esempio se si spende meno in inutili campagne di marketing), ma che spesso nel mondo di oggi guidato dai finanzieri e dai contabili si riduce al licenziare più gente di quanto non si abbia effettivamente bisogno.
Quando i soldi sono l’unica cosa che conta, una crisi è, per un’azienda sana, un’ottima scusa per fare un po’ piazza pulita e guadagnare ancora di più, fregandosene delle situazioni terribili in cui vanno a lasciare famiglie intere.

Harley Davidson, una delle marche più maschie al mondo assieme a Zippo e Jack Daniel’s , ha avuto nel 2009 una delle sue migliori annate in termini di profitto, ma ha licenziato una buona parte degli impiegati.
Il 2010 si preannuncia per loro ancora migliore, ma la dirigenza ha già dato un secondo giro di vite,minacciando di “delocalizzare” la produzione se gli operai non accettano più flessibilità di orari di lavoro, di salari, eccetera. Altri licenziamenti sono in vista. Intervistato sull’Herald Tribune, un interno diceva candidamente “no beh, non pensiamo di riassumere una volta che le cose andranno meglio: ci stiamo solo abituando a fare più soldi con meno persone”.

La mia formazione ed i miei valori mi impediscono assolutamente di avere pensieri “comunisti”, ma davanti a questo genere di manifestazioni della meschinità umana non si può non augurarsi roghi e forconi.

1 commento:

  1. è vero che con le crisi aumentano i licenziamenti, ma è anche vero che così facendo aumenta la produttività. E se aumenta questa, la ripresa diventa più facile e se c'è ripresa diventa più facile trovare lavoro.
    Negli USA nel 2009, la produttività è aumentata un botto, in Italia, dove il mercato del lavoro è bloccato è scesa, rendendo più difficile la ripresa.
    Il problema non è il licenziare in sè, ma il creare posti di lavoro e sostenere chi ne è in cerca.

    RispondiElimina