martedì 27 luglio 2010

La modernità materialista ed il falso femminismo

Il sessantotto è stata una piaga che ha funestato (e tuttora funesta) parecchi aspetti della nostra vita quotidiana.
Una delle sue più acclamate conquiste, a sentire un po’ tutti gli stolti che popolano oggi il nostro pessimo occidente, è stata il femminismo.
Se ci fermiamo però per un attimo ad analizzare cosa intendeva per femminismo chi l'ha "inventato" e lo confrontiamo con la realtà attuale, scopriamo che questa convinzione è fasulla.
Non è stato conquistato un bel niente.

Qui il link alla Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne
di Marie Gouze, e qui, per voi bifolchi che non capite il francese, una dozzinale traduzione in inglese.

Ora, io sono convintissimo che le donne abbiano il ruolo più importante della società tutta: la gestione della famiglia e l’educazione della prole. Un marito lavoratore, se in famiglia si vince al superenalotto o si eredita un patrimonio dallo zio emigrante, diventa immediatamente inutile.
Una madre che gestisce il destino della più piccola e più importante cellula componente la società è invece insostituibile, perché lì si formano le coscienze, i valori, la cultura e l’educazione del futuro, cosa su cui attualmente investiamo davvero troppo poco.
Oggi quando si dice che una donna si occupa della casa e bada ai figli, subito tra i discutenti si diffonde il tipico sguardo impietosito di chi compatisce qualcuno che sopporta una quotidiana disgrazia. Alcuni cominceranno a prendersela con quell’orco del marito che le segrega tra le mura domestiche, come se avere la madre a casa fosse una punizione, anziché un lusso per la famiglia.
Parlo di famiglia perchè è evidente che in una società sana l'individuo non ha nessuna importanza, se se non per l'apporto che può dare al gruppo.
Alcuni modernisti, frikkettoni o comunisti cominceranno a questo punto a strapparsi i capelli cianciando di intercambiabilità dei ruoli, sbagliando. Un uomo è certamente più adatto al lavoro: non si mestrua, non rimane incinto, è più resistente e si ammala di meno. Una donna è madre, ha partorito nel dolore, ha un rapporto diverso e naturalmente più istintivo e completo con i figli rispetto al padre.
Oggi però, ciò che ha valore è misurato solo in soldi. Quindi, se hai soldi, fai soldi, fai fare soldi o controlli soldi, sei una “persona che vale”. Altrimenti, non sei niente.
Pazienza se hai una famiglia fantastica dove c’è amore perché ciascuno investe il massimo del proprio tempo, dei figli modello che quando incontrano un adulto gli danno del lei, che sanno cos’è il rispetto, la condivisione (perché non sono figli unici?) e l’amore dei genitori. Molto migliore è la vita di quella che a 35 anni è già divorziata, non ha figli (bloccherebbero l’ascesa ai piani alti della società) e che va a ballare come le ragazzine tutti i fine settimana per riempire il vuoto della sua inutile esistenza, perché lei guadagna 3000€ al mese ed è una donna indipendente ed emancipata.
Dobbiamo fare di tutto per preservare quelle ragazze, che grazie al cielo ancora esistono, che credono che pari opportunità significhi vedere la propria opinione tenuta in considerazione quanto quella del marito, essere rispettata per la propria autorevolezza ed il proprio ruolo, essere amata veramente ed esclusivamente, e non solo avere un conto in banca con lo stesso numero di zeri.
Dobbiamo proteggerle, incoraggiarle, amarle e fargli il maggior numero possibile di figli, in modo da non disperdere i giusti valori, che vanno purtroppo scomparendo.
Oggi abbiamo un ingentissimo numero di supermanager carrieristi consulenti imprigionati nell’anatomia di una donna, oppure bagasce cocainomani in cerca di tronisti, calciatori o qualunque altra cosa possa portargli danaro.

Grazie mille per il regalo, sessantotto. A me bastavano i Lynyrd Skynyrd.