mercoledì 25 agosto 2010

La fine della tauromachia

La catalogna vieta la corrida; già agonizzante per mancanza di spettatori, l'arte di "matar el toro" è stata definitivamente messa al bando.

La vittoria degli "animalisti" e dei "non violenti".
Non è ora mia intenzione esaminare la piaga dell'animalismo, magari in futuro, voglio invece rammaricarmi per la scomparsa dell'ultimo scampolo di una nobilissima espressione della "Tauromachia".

Tauromachia, parola che suscita in noi deboli, flaccidi e viziati occidentali moderni, un moto di ilarità.
Parola che leghiamo ad un "machismo" antico, gretto e ignorante.
In realtà la lotta, e i giochi, contro i bovini, simbolo e mezzo di potente virilità, hanno un'antichissima tradizione, plurimillenaria, che non si esaurisce affatto ma, purtroppo, come stiamo assistendo, si estinguerà, almeno in europa , nella "corrida de toros".

La lotta, la sfida virile fra maschi, non ha come unico campo di utilizzo e unica direttrice la guerra; ogni società ha avuto, e in alcuni casi ha ancora, espressioni di violenza, pur contenute, non destinate alla morte di uno dei contendenti, ma con schiette caratteristiche guerresche e fisiche.

Noi europei ne facemmo regolare uso, nella nobile forma del duello.
Ancora poco più di un secolo fa, non era cosa da suscitare chissà quale scandalo, benchè le autorità si siano sempre impegnate alla sua repressione, ma scarsamente, più per una facciata d'ordine che per altro.
Perchè si, come era ovvio all'epoca, l'onore senza forza di difenderlo non ha modo di esistere.

La conoscenza della morte e della violenza, come ci ispirano le società antiche e, ad oggi, alcune tribali, non implica necessaramente la bruttura e la decadenza; al contrario, generano una profonda conoscenza che porta la necessaria consapevolezza.

Questa comprensione nella nostra società è limitata, annacquata, affogata da stereotipi e immagini provenienti da lontano, imprecise e distorte.
Ed è per questo, che quando viene messa in atto, al di la di qualsiasi ragione lo si faccia, essa è quasi sempre mal controllata e mal utilizzata, anche dai "professionisti" come le forze dell'ordine.
L'humus in cui svilupparla, questa professionalità, non esiste più.

I nostri giovani cresciuti nella bambagia, quando avranno da doverla affrontare, perchè capita e capiterà, ne saranno colti di sorpresa, sprovveduti, indifesi, non pratici, la useranno con perfidia animalesca o la subiranno pateticamente.

Oggi la risposta sono i surrogati della violenza, la "competizione non violenta", in tutti i campi.
Intendo proprio tutti: dalla competizione aziendale, allo sfoggio di volgari oggetti e la lotta per chi sperperi più denaro possibile, alla partita a calcetto alla domenica.

Inadatte soluzioni e femminee risposte.





1 commento:

  1. Concordo su tutta la linea: assieme a quest'arte vigorosa, svanisce l'ennesima vertebra dalla spina dorsale della società contemporanea. "Ah, la Tauromachia: l'antica sfida fra l'uomo e l'orso di peluche..." vergava un insigne erudito in tempi più civilizzati. Son parole che ancora mi portano a commozione.

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